Entro e non oltre…

Le mani tra i capelli e lo sguardo fisso su quella ferraglia che è una macchina, ne conserva la forma, ma non più la funzione… E i pensieri che cavalcano, confusi da quel bicchiere in più.
Quello sopra il limite.
Quello che segna il confine tra l’uomo e la bestia. Quello “per divertirsi”.
Il pensiero che io sia lì a poterla guardare da poco lontano mi permette di respirare un po’ più piano…Una mano mi accarezza la testa. I miei amici. Stanno tutti bene. Scuri in volto, già travolti dalla consapevolezza e dai sensi di colpa, svegliati dal sonno della coscienza.
Consapevoli, se può giustificarci.
Ci credevo diversi, ma da quel momento non ne sono più sicura… Credevo che noi il limite lo vedessimo chiaro e sapessimo starci dentro e ballare appena sul bordo… E ho conservato questa fiducia in me e in loro fino a qualche ora fa finchè non mi si è rivelata in tutta la sua ingenua stupidità…
E’ chiaro che, qui, al buio, insieme, siamo passati dall’altra parte…Quella delle stupidaggini che possono diventare tragedie, delle cazzate senza senso, dei rischi di cui puoi fare a meno, dei pericoli che potevi non correre mai…
Pericoli che, sicuri del nostro buonsenso, non credevamo di correre…
Non siamo abbastanza adulti. Non siamo esenti dall’errore. Non siamo diversi… Il buonsenso all’improvviso prende e ci abbandona e ci ritroviamo a ringraziare che siamo vivi e stiamo bene. Ce lo siamo lasciato scivolare lento da sotto le dita…
Ed io fatico a perdonarmelo… Fatico ad accettare l’idea che il mio tempo sarebbe potuto finire senza una valida ragione, che ho sottovalutato l’importanza del respiro dopo, quello che mi permette di dire che ho ancora tempo per regalare un sorriso, per sorreggere qualche ala spezzata, per assistere qualche ferita..
Un rischio che poteva e per infinite ragioni doveva non essere corso.
Ma è stato, e grazie a Dio, oggi è il giorno dopo. Il giorno della Consapevolezza o dell’Immaturità.
Il giorno in cui o impari o sei come morto. Il giorno in cui fermarsi e da cui ripartire.
Il giorno del Cambiamento.
Oggi è il giorno dopo, di cui Ti ringrazio.
Oggi so cosa ho e per cosa essere felice e cosa devo ancora imparare, oggi so che sono appena partita.
Spero, nuovamente, con ognuno di loro

Da qui al mare

” Ancora adesso nelle terre di Carewall, tutti raccontano quel viaggio. Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa. Non smetteranno mai di raccontarlo. Perchè nessuno possa raccontare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume per noi. E qualcuno-un padre, un amore, qualcuno- capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume- immaginarlo, inventarlo- e nella sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.  E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno-un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare”

A.Baricco-OceanoMare

Fight with me…

Quando ti ho incontrato ti ho riconosciuto.
Eri un guerriero anche tu, ed eri caduto. Incapace di rialzarti.
Stanco, com’ero stanca io di combattere da sola, per qualcosa in cui non credevo nemmeno piu.
E ci siamo fermati, ci siamo raccontati la nostra stanchezza, ci siamo presi la mano, ed io ho sperato che non avrei mai più combattuto da sola.
Mi sono perciò fermata ad aspettarti, ho riposato tra le tue braccia, annegando nei tuoi baci.
Ho sperato ogni volta che vedevo in te il guerriero. Ero felice di essere compresa, di parlare la stessa lingua anche nel silenzio… Ma poi hai detto di aver mollato ed io sono fuggita, e poi sono tornata perchè una volta che hai conosciuto la felicità non puoi sopportare il resto…E il sapore della battaglia non era più uguale…
E quando ti guardo negli occhi io rivedo quello che ho visto sin dall’inizio, ma non combatti nemmeno più per me ed io ho paura che la tua sia una scelta e di fronte alle scelte non si può far nulla. Ho paura che tu non combatterai mai più.  E continui a chiedermi di restare. Ma io ho paura di non poterlo fare.
Non sono abbastanza stanca, non posso rinunciare e pensare solo a me.
Non puoi chiedermi di restare qui con te e ascoltare con  indifferenza le urla che provengono dal campo di battaglia…
E’ la tua scelta non la mia. E se non combatti più, ti perderò…
Le paure le affronterò, ma tu avrai rinunciato a ciò che sei, io lo vedo, non posso permettermi lo stesso errore…
Presto sarò pronta a partire, e mi salverò, perchè, dannazione, io mi salvo sempre…

I see a light in the sky

La domanda che mi suona in testa è : ma gli amori facili, gli amori semplici, preconfezionati, esistono veramente?
Perchè non li ho visti ancora nelle mani di nessuno. Qualcuno mi è sembrato…PErfetto, semplice, lineare, a stento litigioso, mi ha incuriosito e mi sono avvicinata. Era vuoto, orribilemente vuoto, insignificante, senza sapore…Non era nemmeno amore…Diversamente ho visto amare fino a vendersi l’ultimo brandello di anima, tutti coloro che lamentavano di non aver avuto un percorso semplice,e sono finiti sanguinando sul ciglio di una strada, fatti a brandelli. E mi guardo negli occhi con un’amica e sospiriamo” non ci sceglieremo mai una storia facile vero? Non fa per noi” E penso: ma forse non esistono, e le storie un po’ più semplici sono per chi non può sopportare troppo buio per vedere una luce più grande, delle dimensioni dei propri occhi. Forse semplicemente ciascuno ha la strada che può percorrere, la croce che può sostenere. Forse ciascuno ha la sua meta.

La vita è bella anche quando fa un giro largo

Quello che non ti ho detto…

Sisi è vero….dovrei studiare. Ma questa storia della felicità mi sta troppo a cuore e troppo anche in testa da qualche giorno a questa parte. Comincio a pensare che ci sono delle persone che non saranno mai felici. E ho imparato che delle volte non puoi proprio farci niente. Ho scoperto un po’ di cose, e sinceramente non lo so se sono vere, ma mi son venute a trovare… Il desiderio di essere felici ce l’abbiamo tutti. Ma non tutti troviamo la barca pronta sulla spiaggia, alcuni non la cercheranno mai convinti che non può esserci una barca per loro, alcuni staranno ad aspettarla seduti in riva al mare, che piova dal cielo. Io no, so aspettare,posso impararlo, ma non pioverà una barca dal cielo, al massimo può piovere qualche trave, ma sulle travi non puoi navigare l’oceano. Devi metterli insieme i pezzi, devi farti aiutare, devi anche voler mollare tutto a un certo punto e dire basta, in fondo dell’oceano non mi importa… E poi ripensarci, guardare quelle travi e renderti conto che lo sforzo vale la pena. Io sono cosi. Non sono abbastanza tenace per non dubitare mai. E quindi per la mia barca ci vorrà un po’ di più, non l’ho neanche trovata pronta, e forse, se l’avessi trovata pronta, non l’avrei nemmeno presa…E sto imparando tanto da me e queste travi, e sono fortunata che a me sono piovute le travi e non i semi degli alberi che poi mi avrebbero procurato il legno, ma qualcosa piove a tutti… E mi sento un po’ ridicola con questi pensieri sparsi, ma davvero tu vuoi credere che il mondo ha deciso che tu non puoi essere felice? Sarà che ti sei fermata a considerare il mare troppo grande? Sarà che hai anche paura? Sarà che star li a dire costruisci la tua barca che per me non ce n’è e torna a dirmi com’è il mare è più semplice?  No, sono sicura sai? Essere felici non è una questione di destino, non è una cosa che trovi svegliandoti la mattina, sarebbe bello, o forse no.Ti stancheresti il giorno dopo di una felicità per cui non hai sudato.  “La vita è bella anche quando fa un giro largo” ho letto da qualche parte, e l’autore ha ragione. Sarà che mi hanno insegnato che quello che non ho non può mancarmi se non ho mai avuto la possibilità di ottenerlo. E’ quando la possibilità ce l’hai avuta e ti è mancato il coraggio, e ha vinto la paura,  che tu diventi il tuo peggior nemico. E riappacificarti con te è quanto di più difficile conosca, ma nemmeno questo impossibile.

Naufragio

Quando accadde era come se se lo aspettasse. Quell’intuito che gli saltava fuori sempre così all’improvviso, mai che si facesse trovare quando serviva, gli suggeriva che lui era vissuto per trent’anni solo per quel momento. Immerso in quell’acqua gelida tra urla e frastuoni capì che toccava a lui.
 Aprì gli occhi e cercò di farsi spazio con le sue braccia palestrate tra quei corpi agitati, frenetici che come lui cercavano un varco nel caos per risalire a galla. Per respirare.
Finalmente, quando ormai l’aria nei polmoni era esaurita e cominciava ad avvertire il vuoto dentro di sè che
l’avrebbe portato a lasciarsi tirare giù, con la testa tagliò la superficie dell’acqua. Istintivamente aprì la bocca e si impadronì avidamente dell’aria gelida intorno a lui che gli gelò le membra dall’interno, ma ora respirava e ne era felice.
La sensazione di felicità durò quell’attimo necessario a riprendere le forze e a realizzare che era ancora solo mezzo salvo. Diede una rapida occhiata intorno, con lo sguardo straniato dell’uomo che non vuole aver paura. Era accaduto: migliaia di uomini, donne e bambini erano naufragati nell’immenso Oceano Pacifico. I più fortunati erano ormai al largo con le loro scialuppe, si erano allontanati per non vedere, per non rischiare di cadere a loro volta nel gelido profondo blu.
Li invidiava
perchè a lui toccava invece quello spettacolo di uomini urlanti e anche se fosse stato su una scialuppa non avrebbe potuto non tuffarsi.
Lui conosceva il mare meglio della maggior parte dei naufraghi, o meglio lo aveva visto da più tempo, ma non credeva di averlo mai veramente capito, se non in alcuni rari momenti in cui lui e il mare era come se si parlassero… Ma da anni il mare taceva o forse lui non era più in grado di ascoltarlo… E poi era forte,
glielo dicevano tutti, cosi sicuro di sè, mai un dubbio, mai niente, e ancora di più quell’immagine di lui che il mondo aveva era avvalorata dai muscoli sulle braccia e la corporatura robusta.
Insomma “accanto a te non ci si sente soli” gli aveva detto la sua nipotina Cecilia un giorno e lui ne aveva
fatto un motto.
Ma quello che si sentiva solo in quel mare era lui, quel mare taceva da anni e lui si sentiva smarrito…
Si costrinse a riprendersi da quei pensieri quando una donna che si dimenava di fronte a lui lo schizzò in pieno viso. Riavvertì il gelo. Sapeva che la cosa migliore era cercare di calmare quella donna prima di avvicinarsi e fece per dirglielo ma aprì la bocca e restò muto. La donna lo vide e vi si aggrappò ma continuava ad
agitarsi colpendolo in viso sulle gambe sulle braccia un ginocchio lo colpì violentemente allo stinco…Accecato dal dolore mollò la presa e in quel caos non potè più raggiungere la donna che continuava a dimenarsi in qualche parte dell’oceano…poteva ancora udire e riconoscere  le sue urla le sentiva col petto e questo gli faceva paura. Intravide altri che si davano da fare come lui e questo gli fece riprendere energie per tornare all’opera e non stare a guardare.
Ma presto la fatica si fece sentire su quelle braccia forti che ormai nuotavano e reggevano corpi stanchi da ore. Nuotare gli divenne impossibile e restare a galla sempre più faticoso.
Nessuno si accorse che andava giù eccetto qualcuno troppo debole per salvarlo. Pensò che era assurdo annegare nel mare in cui aveva  trascorso la sua vita tentando di salvarne di altre. Ma per lui non ci sarebbero state un paio di braccia forti quel giorno. E in fondo l’aveva sempre saputo…